(…) Per trasformarci in esseri semplici dobbiamo passare attraverso l’esperienza, quindi anche attraverso la sofferenza, intesa come discesa nell’essere dei fatti. La sofferenza, come anche la gioia, sono difficili da trasformare in maestri, in guide, perché finché non ci siamo lasciati penetrare da esse rimarranno qualcosa di esterne da noi, da guardare come un’appendice, come qualcosa che ci portiamo appresso o che vorremmo lasciare per sempre.
La nostra totale incapacità di lasciar vivere la gioia e la sofferenza dentro di noi è palese, specie in quest’epoca: basta osservarci in come siamo bravi a cercare vie di fuga quando accade qualcosa di negativo nella nostra vita e così pure quando accade qualcosa di estremamente bello: perfino la gioia non sappiamo bene come viverla, perché non ci permettiamo di condividerla più di tanto né dentro di noi né fuori di noi, abbiamo dei tempi strettissimi oltre i quali bisogna rientrare nel vortice quotidiano (anche per questo i bambini che conoscono in profondità la sofferenza e la gioia li definiamo spesso come “inarrestabili”, “incontenibili”, “ingestibili”, loro sanno lasciar entrare gioia e dolore in un istante e non si fanno troppe domande).
Se ci opponiamo alla trasformazione nostra e di ciò che ci circonda, rimaniamo degli urlatori. La paura del cambiamento (e meglio trasformazione) non è altro che un suggerimento da ascoltare.
Così come l’ansia è la saggezza travestita da spauracchio, la parte saggia di noi che ci suggerisce da troppo tempo un cambiamento: se non l’ascoltiamo o se cerchiamo di curare solo i sintomi, prima o poi ci tradirà.
Ogni volta che non ci lasciamo andare alla trasformazione, stiamo costruendo muri per difenderci dall’esperienza del condividere qualcosa con gli altri.
Estratto dal libro sulla Strategia Poetica che sto scrivendo. Grazie per i Vs commenti
Ho partecipato a tre seminari di Strategia Poetica in tre location ben differenti fra loro. Interessanti e stimolanti soprattutto perché Federico riesce a sfruttare qualsiasi luogo come strumento utilizzabile per gli esercizi. Senza scendere nello specifico perché si tratta di tecniche che vanno gustate sul momento e qualsiasi “preparazione” o “preconcetto” potrebbero guastarne la fruizione posso a ragion veduta dire che Federico utilizza quanto appreso dal suo percorso scenico e dal suo vissuto per aiutare i partecipanti a trovare quel “che” necessario per sbloccare alcune situazioni difficili. Definire la Strategia Poetica non è certo il mio compito, io posso solo consigliarne la partecipazione perché è una di quelle esperienze da fare nella vita.
"Mi piace""Mi piace"